Lettera aperta all’umanità

Ricevo, e con piacere inoltro a tutti.

Ciao, sapiens!

Sono passato dal vostro sistema stellare nei mesi scorsi. Sì, ho fatto un fly-by del vostro sole. Nel frattempo mi sono guardato in giro, ho imparato le vostre lingue, ascoltato quello che dicevate, letto quello che avete scritto. Ho visto che avete mandato una piccola sonda ad appoggiarsi su una cometa ed un’altra a studiare l’oggetto che chiamate Plutone. Centrare un sasso che si muove a cinque miliardi di chilometri di distanza non è impresa banale, state diventando bravini in queste cose.

Ho visto però che alcuni tra voi non sembrano in grado di comprendere l’importanza di tutto questo. La mia stella è morta ormai diversi milioni di anni fa; morendo si è portata via il nostro pianeta, che non somigliava neanche un po’ al vostro, ma era bello anche lui. Non è rimasto più niente; non esiste più. La maggior parte delle forme di vita che quell’antico pianeta aveva incubato però continuano ad esistere sulle nostre grandi navi interstellari, e noi con esse. Abbiamo imparato come fare. Non è stato facile, non lo è neanche adesso, ma ce la stiamo cavando piuttosto bene. Abbiamo imparato come fare.

Lo stesso destino toccherà al vostro pianeta, e questo lo sapete. Quattro miliardi di anni possono sembrare tanti, ma vi posso assicurare che quando dovete imparare a fare cose che le vostre conoscenze tendono a suggerirvi essere impossibili, il tempo passa in fretta. Molto in fretta. E comunque il vostro pianeta vi diventerà ostile molto prima che la vostra stella se lo porti via per sempre. Per questo, mentre il mio piccolo vascello mi riporta lontano, verso la mia nave madre, per riprendere il mio viaggio interstellare, ho deciso di scrivervi questo messaggio.

Siete così piccoli, visti da qui, quasi invisibili ormai. Eppure non sono neppure uscito da quella minuscola bollicina di spazio dominata dalla vostra stella. La maggior parte di voi non ha idea di quanto il cosmo possa essere buio, freddo, indifferente a tutto. Specialmente a quella cosa delicata che è la vita. Questo non è bene per voi. Avete a malapena imparato a costruirvi una maschera e un boccaglio per tuffare la testa in questo vuoto, non troppo lontani dalla vostra rassicurante atmosfera e per appena pochi mesi alla volta. Un tempuscolo insignificante qui fuori, nella solitudine del cosmo. Non vi basterà. Dovete imparare a fare molto più di questo, se volete sopravvivere.

Ma avete anche un altro problema, molto più immediato. Il vostro pianeta porta i segni di numerosi impatti devastanti accaduti in un passato che potrà sembrarvi remoto, ma non lo è per il metro dell’universo. Basta un sasso un po’ troppo grosso per uccidervi tutti, e il vostro sistema stellare è pieno di sassi troppo grossi. Anche questo lo sapete. È già accaduto in passato e accadrà di nuovo in futuro. Sapete anche questo.

Ma forse a troppi di voi non è davvero chiaro che non è una questione di se, è una questione di quando. Presto o tardi un grosso asteroide punterà su di voi, state pur certi che accadrà, e per allora io sarò lontano e non potrò certo aiutarvi. Né io né nessun altro. La Galassia è così grande, le stelle sono così tante! E voi sarete soli, potrete contare solo su voi stessi. Voi, contro la gelida indifferenza del cosmo. Quando accadrà scoprirete che l’aver imparato a rincorrere un sasso che sfreccia nello spazio, mettervi in orbita intorno ad esso, atterrare su di esso e studiarne la geologia – per sapere dove mettere il razzo vettore o dove far detonare l’ordigno per cambiarne la direzione – non solo vi sarà utile. Farà la differenza fra la sopravvivenza e l’estinzione,

Ebbene, se un grosso asteroide puntasse su di voi oggi, cari sapiens, voi non sapreste deviare la sua corsa. Avete qualche idea su come fare, ma non avete ancora imparato a farlo. Per voi sarebbe la fine. Non sareste i primi a finire in questo modo, e neppure gli ultimi. Nella fredda solitudine del cosmo la regola è l’estinzione, la sopravvivenza è l’eccezione. Per vostra fortuna nessun asteroide è diretto verso di voi, per il momento, ma non potete fare affidamento sulla fortuna. L’universo è spietato, e tutti coloro che hanno affidato la loro sorte alla semplice fortuna, hanno fallito, pagando molto cara la loro leggerezza.

Quando un asteroide punterà verso di voi – perché accadrà, stantene certi – sarete pronti ad affrontare il problema?

Se cadrete nel tranello di ascoltare gli sciocchi che non capiscono – moderni ignavi – la risposta sarà inevitabilmente no. Sarà l’estinzione, per tutti.

Ecco, io credo che il punto stia proprio qui.

Cari sapiens, quelli che tra voi non riescono a capire sono creature piccole, insignificanti. Non fraintendetemi, siamo tutti piccoli e insignificanti, visti da qua fuori, dal buio del cosmo. Questi ignavi invece – omuncoli sempre pronti a sminuire le vostre conquiste – sono piccoli e insignificanti soprattutto dentro. Sono povere creature incapaci di estendere il proprio orizzonte al di là della loro minuscola, futile esistenza. Non meritano di essere ascoltati. Non meritano la vostra attenzione. Non meritano nulla, in effetti, se non di essere compatiti e dimenticati per sempre.

Vorrei, cari sapiens, che per un momento riusciste a vedervi un po’ come vi vedo io, dalla mia navetta ormai di nuovo sepolta dall’oscurità del vuoto. Sepolta come lo è il vostro sistema stellare, del resto. Sembrate come dei neonati che cercano di aggrapparsi al bordo della culla per tirarsi in piedi, con fatica. State andando bene, ma dovete ancora imparare ad uscire dalla culla, a camminare, a correre, a saltare. Non fatevi illusioni: non avete tutto questo tempo.

Io spero, cari sapiens, di incontrarvi ancora, un giorno, nonostante l’immensità della Galassia. Perché ciò possa accadere, però, dovete imparare a sopravvivere, e dovete farlo da soli, perché nella solitudine del cosmo la cavalleria non è mai arrivata per nessuno.

Perciò, prima di ogni cosa, imparate a dimenticare coloro che tra voi non comprendono. Cari sapiens, non avete alcun bisogno di questi ignavi, non hanno alcun contributo da dare alla vostra specie.

Lasciate che si estinguano nell’oblio eterno.

Arrivederci, sapiens. E buon lavoro.

Un Alieno.

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«Questa è un’immagine ripresa dal rover Curiosity che mostra la Terra dal punto di vista di Marte. State letteralmente guardando casa vostra dalla prospettiva di un altro pianeta. Questi sono tempi epici, davvero.» – foto: JPL
«Questa è un’immagine ripresa dal rover Curiosity che mostra la Terra dal punto di vista di Marte. State letteralmente guardando casa vostra dalla prospettiva di un altro pianeta. Questi sono tempi epici, davvero.» – foto: JPL

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