Un caffè con Vannoni? Meglio di no!

La tua Cucina? È come un laboratorio!

Le brave Cuoche e i bravi Scienziati hanno molto in comune.

«Tutti i media di coltura utilizzati dal protocollo Stamina non sono GMP, modificarli per adeguarli ad una produzione farmaceutica crerebbe un prodotto cellulare differente che non sarebbe mai stato applicato sull’uomo a differenza di quello prodotto con il protocollo Stamina.» – Davide Vannoni

A prima vista quella di Vannoni sembra un’argomentazione più che ragionevole. Il Metodo Stamina seguirebbe regole sue proprie, non compatibili con quelle codificate nell’oscura sigla GMP. Sarà davvero tutto così ragionevole?

Cerchiamo di capire qualcosa di più, iniziando proprio da questa oscura sigla: GMP.

Kit-LabL’acronimo arriva dall’inglese Good Manufactoring Practices, che significa Buone Pratiche di Lavorazione (quando si ha a che fare con i laboratori, a volte si usa la sigla GLP, Good Laboratory Practices, ovvero Buone Pratiche di Laboratorio).

In cosa consisterebbero quindi queste arcigne regole che impedirebbero a Vannoni di applicare il suo metodo?

Per capirlo, immaginate di voler fare una torta. Per prima cosa aprite il libro di ricette, controllate gli ingredienti di cui avete bisogno, fate la lista della spesa e raggiungete il vostro negozio di fiducia, dove sceglierete gli ingredienti più adatti, facendo attenzione alla qualità e alla data di scadenza. Una volta tornati a casa, controllate che la cucina, con tutto ciò che vi serve, sia pulito a dovere e, ricettario alla mano, iniziate il vostro lavoro. Pesate ogni ingrediente, rispettate le indicazioni del ricettario, i tempi e la temperatura del forno. Infine, mentre la torta cuoce, lavate e riordinate ogni cosa. Con ogni probabilità la torta vi riuscirà almeno decente. Ebbene, così facendo, avete applicato, nella sostanza, le GMP.

Se voleste fare una torta senza seguire le GMP? Per prima cosa, andate subito al supermercato a riempirvi il carrello di ogni cosa che vi sembri possa andare bene per una torta. Non andate molto per il sottile: farina (avete preso quella di mais, era proprio lì davanti), uova, latte (non sarà di soia? Boh!), burro (o forse è formaggio filante), crema pasticcera (oh, guarda! È besciamelle… le confezioni sono così simili!), marmellate varie, cacao, aromi vari (peperoncino? Massì, perché no?). Arrivati a casa cominciate a mescolare un po’ di cose a caso, aggiungendo e rimestando senza curarvi di nulla. Quando vi siete stufati di pasticciare, infilate il tutto in un contenitore, che però è di plastica, nel forno tradizionale non ci va. In quello a microonde sì, e un forno è un forno, giusto? Per quanto tempo? A che potenza? Non importa. Schiacciate un po’ di tasti a caso finché il microonde non parte, e sperate per il meglio.

Non è difficile intuire come le probabilità che da quel forno esca qualcosa di commestibile siano davvero scarse.

Non solo: nel primo caso, se non foste soddisfatti del risultato, potreste decidere di personalizzare la vostra ricetta, ritoccando qualche dosaggio o i tempi di cottura. Potreste anche cambiare qualche ingrediente. Se siete scrupolosi, annoterete sul ricettario le modifiche che avete fatto, in modo da poterle ripetere la volta successiva. Anche questo è GMP.

Nel secondo caso, invece, non avete modo di correggere i vostri errori perché, in buona sostanza, non sapete ciò che avete fatto. Anche nell’inverosimile ipotesi che da quel forno esca qualcosa di commestibile, non sareste in grado di ripetere la vostra performance. Avete fatto tutto a caso!

Ecco. è proprio qui la differenza. GMP vuol dire – banalmente – ordine, pulizia, scrupolosità e buonsenso. Vuol dire sapere quello che state facendo.

La domanda quindi è: vi fareste curare da uno che si fa vanto di non seguire le GMP?

Io, da uno così, non mi farei fare nemmeno un caffè. Chissà cosa ci ficcherebbe dentro.

VannoninoGMP

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3 commenti

  1. Ah, ecco il segreto del metodo Stamina: lavorare a caso! E c’è gente che ha il coraggio di difendere un simile truffatore…
    La soluzione a tutto questo vespaio è semplicissima: vannoni non deve fare altro che dimostrare la validità della sua “invezione”. Peccato che non si possa dimostrarne la validità, eh?

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