E se Stamina?

Sperimentare il Metodo Stamina? In fondo, si potrebbe anche…

A giudicare dal suo ultimo post sulla sua pagina FaceBook, sembrerebbe che Davide Vannoni sia di nuovo in giro a chiedere soldi. Ci prova facendo leva sulla disperazione di chi è ancora aggrappato alla sottile speranza che lui non sia, in fondo, ciò che ha dimostrato più volte di essere: un cialtrone.

Però, in chi è scettico per natura, un piccolo tarlo magari ancora rimane. E se, in fondo a Stamina, ci fosse qualcosa di utile? E se, nonostante la loro condotta moralmente discutibile – appena meno discutibile di quella del Dott. Mengele – Vannoni, Andolina e compagni fossero inciampati davvero in qualcosa di vagamente interessante?

Non è proprio possibile sperimentare la cosa?

Ebbene, volendo, un modo per sperimentare questo fantomatico Metodo Stamina ci sarebbe. Ecco, a grandi linee, come si dovrebbe procedere.

1. Verificare che l’Intruglio Stamina contenga cellule staminali (e pubblicare i risultati).

Sì perché siamo ancora a questo punto. Non sappiamo neppure cosa ci sia esattamente dentro alle infusioni, e somministrare terapie segrete è vietato dalla deontologia (ecco perché nessun giudice potrà mai obbligare un medico a somministrare l’Intruglio Stamina). Quei famosi marker molecolari di cui si è parlato tempo fa, infatti, non bastano. Per essere una Ferrari non è sufficiente avere quattro ruote ed essere dipinti di rosso: bisogna anche saper fare i trecento all’ora. La prima cosa da fare è quindi verificare cosa contiene esattamente l’Intruglio Stamina, e soprattutto garantire che il contenuto non cambi ogni volta. Ricordate la polemica sulle GMP? Servono anche e soprattutto a questo, a garantire la qualità del preparato.

2. Verificare che quelle cellule staminali, trattate proprio con il Metodo Stamina, siano davvero in grado di trasformarsi (differenziarsi) in neuroni (e pubblicare i risultati).

Un passaggio tutt’altro che scontato visto che le cellule staminali somatiche si sono sempre mostrate recalcitranti nell’intraprendere quella particolare strada. Al momento le uniche fotografie disponibili che avrebbero dovuto dimostrare questa possibilità sono risultate rubate da uno studio scientifico ben poco collegato al Metodo Stamina.

3. Verificare che le cellule staminali prodotte col Metodo Stamina siano in grado di reagire ai segnali chimici “inviati” dalle cellule danneggiate, dirigendosi verso di esse e sostituendole (e pubblicare i risultati).

Uno dei capisaldi del Metodo Stamina è infatti la supposizione che le staminali da loro prodotte si dirigano spontaneamente dove serve. Bisogna dimostrare che questa supposizione risponda alla realtà.

4. Verificare che quelle cellule staminali siano davvero in grado di uscire dai vasi sanguigni (o da dove sono state iniettate) e che riescano a superare tutti gli ostacoli che separano il punto di inoculo da quello danneggiato dalla malattia (e pubblicare i risultati).

Questo passaggio comincia ad essere complicato. È importante sottolineare che non è eticamente accettabile proporre a persone malate un “qualcosa” che non si sa neppure se sia in grado di arrivare nel luogo in cui si suppone debba agire. Si inizia anche a vedere il motivo per cui le cellule staminali devono essere considerate come farmaci, e non come organi da trapiantare.

Inoltre, contrariamente a quanto sostengono alcuni, per questo passaggio (e per altri successivi) ad oggi non esiste altra scelta eticamente accettabile se non quella di ricorrere ad esperimenti su animali vivi. Per quanto essi lascino comunque aperte delle incognite, non esiste un piano b.

5. Verificare che le cellule staminali che raggiungono la zona danneggiata, lì diventino dei neuroni, collegandosi a tutto il resto in modo sensato (e pubblicare i risultati).

Non è affatto scontato che le cellule staminali, all’interno di un organismo vivo e vitale, si comportino allo stesso modo in cui si comportano in una provetta di laboratorio. Anche in questo caso non è eticamente accettabile proporre ai malati qualcosa di cui non si ha nessun indizio sul fatto che migliorerà la situazione, la peggiorerà o non farà nulla. Gli esperimenti su animali vivi, per quanto non possano dare certezze assolute (ma cosa le dà?) sono nuovamente l’unica opzione sul tavolo. Come per il punto 4, o si passa da questa strada, o ci si ferma e si va tutti a casa.

6. Stabilire qual’è la quantità di cellule da iniettare per far sì che nel punto danneggiato dalla malattia arrivi un numero di staminali sufficiente almeno a fare una qualche differenza (e pubblicare i risultati).

Da questo punto in avanti la somiglianza tra cura con le staminali e cura farmacologica diventa pressoché perfetta. Dovrebbe essere ormai più che chiaro perché le cellule staminali non possono essere trattate come dei trapianti. Anche a questo punto la sperimentazione diretta sull’uomo, senza nessuna verifica preliminare su animali vivi, è come minimo eticamente molto discutibile.

7. Verificare che quelle cellule staminali non se ne vadano anche in posti in cui non dovrebbero andare, facendo dei danni (e pubblicare i risultati).

Le cellule staminali, sia quelle somatiche che quelle embrionali, hanno infatti mostrato una certa propensione a non integrarsi molto bene con il resto dell’organismo, provocando reazioni di rigetto, oppure dando origine a tumori. Anche in questo caso sono auspicabili verifiche preventive su animali prima di proporre la terapia ai malati.

§

Siringa incognitaCome credo di avere scritto fino alla nausea, ognuno di questi passaggi, con tutti gli inevitabili sottocapitoli che si tira appresso, dovrà essere adeguatamente documentato e pubblicato. In questo modo chiunque avesse dei dubbi, oppure qualche idea originale, sarebbe messo nelle condizioni di ripetere gli esperimenti fatti, o inventarne di nuovi, per migliorare sia il metodo che la conoscenza delle cellule staminali in generale. Eventualmente aprendo la strada a nuove cure.

Solo una volta arrivati in fondo a questo percorso diventerebbe eticamente accettabile avviare la sperimentazione sull’uomo, cioè proporre ai malati l’Intruglio Stamina, che a questo punto – e solo a questo punto – smetterebbe di essere un intruglio.

Di sicuro non prima, perché è disumano, abominevole e mostruoso scaricare sulle persone malate tutti i dubbi e le incognite di una cosa di cui non si sa nulla. Senza, cioè, fare prima tutto il possibile per ridurre al minimo la nostra ignoranza.

§

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.